ho urlato evviva quella volta. in quella stanza. luminosa. piena di gente. piena di fumo. e ho spostato tutto quel bordello di voci. ho salutato. spento la luce. e mentre dietro di me cigolava tutto. ho lanciato il cappello in aria. da quel momento il futuro ha le mani in tasca. la notte attorno. la luce dei lampioni. ad ogni fiato una condensa di pensieri giusti. del tipo se ho freddo mi vesto. e quelle robe lì. insomma: evviva.