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Poesie in posa #3

Avessi una camminata più accattivante,
un alito più sorprendente,
delle verità assolute da comunicare,
saper risvegliare solo quando è mattino
inoltrato.



Il sorriso stampato su quel foglio su quel cartellone
l'immagine piena d'ormoni dell'altro sesso al mio
la faccia paonazza di tutti quei penetranti
si sgancia, vola sulla base della fantasia
e mi toglie, ammesso che li abbia, tutti
tutti quelli di cui sopra v'ho elencato
affibbiandoli al finto elevato.




Se basta così poco allora io mi chiedo:
chi sono io e quant'è importante ch'io sia,
ch'io me lo chieda.

Perché quel passo deciso l'ho solo quando vedo un'ombra,
l'alito non m'interessa, c'è il vivident! Il chewing gum,
il cicles e mille mill'altri e infinite e soluzioni!

E poi fumo.

Riesco poco a comunicare, ancor meno a fare
discorsi importanti.
Poi ci s'impegna, ci si prova in tutti i modi:
sorriso, applauso, cenno, sorriso.
Tanta voglia di sostanza, di sicuro carne ottima, prelibata.

Ma poi fumo.

Non so svegliarmi da solo, non sento la sveglia.
Non sono inglese, quelli hanno i galloni
si svegliano di conseguenza.



Io m'alzo e mi chiedo chi sono, dove sono
e perché sono.

Io m'alzo e mi dico:
avessi un ukelele, un banjo
e un basso,
sarei molto più alto
di morale.





A me del gelato, piace solo il gelato.